Morale è una parola latina rimasta tale e quale. Solo che in latino era un aggettivo: moralis. Oggi è anche un sostantivo femminile: “la morale”.
Nella lingua latina il neutro di un aggettivo (quella forma che non è né maschile, né femminile) si sostantivizza (cioè può essere usato come un nome) e assume un significato particolare quando è usato da solo. Se è singolare, indica il concetto astratto di ciò che l’aggettivo significa; per es.: bonum, il bene. Se, invece, è plurale, indica l’insieme delle cose, delle situazioni, degli oggetti concreti, sempre in collegamento a ciò che l’aggettivo significa: esempio, bona, i beni, le cose buone. Così, la forma “morale” (neutro singolare di moralis) indica il concetto, l’idea di “morale”; mentre la forma “moralia” (neutro plurale) indica la serie di azioni, dei casi, delle situazioni “morali”.
La radice dell’aggettivo “moralis” è la stessa della parola “mos/mores” (singolare/plurale) che significa abitudine, costume, tradizione (e anche comportamento).
Allora morale, forma neutra di “moralis” significa “ciò che riguarda il mos” (ciò che riguarda le abitudini, i costumi, le tradizioni; e, quindi, il comportamento). Mentre moralia (neutro plurale) sono le azioni morali.
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