martedì 31 marzo 2020

Il termine "morale" negli spot pubblicitari STEP #5


Questo spot pubblicitario della Motta, molto diffuso negli anni '80, riprende il termine "morale" inteso come sostantivo. In particolare l'accezione con cui è qui utilizzato è quella di insegnamento finale, di conclusione.

domenica 29 marzo 2020

Antigone e l'eterno dilemma morale STEP #4

I miti nascono come patrimonio delle tradizioni e come modo per trasmetterle e insegnare i comportamenti corretti all'interno della comunità in cui nascono. Le tradizioni morali e ciò che veniva considerato giusto venivano esemplificate in forma narrativa per renderle più comprensibili e facili da ascoltare, devi , si pensi, per esempio, che la cultura greca è stata a lungo una cultura prettamente orale e quindi erano necessari metodi per raggiungere, coinvolgere e far ricordare l'insegnamento. Di conseguenza la morale è una caretteristica fondamentale di tutti i miti, il mezzo attraverso cui veniva dato un insegnamento.
Il mito di Antigone, rappresentato per la prima volta da Sofocle ad Atene nel 442a.C., si distuingue dagli altri miti perchè ha nella morale il suo tema principale e non solo un mezzo. Infatti quella di Antigone è la storia di un eterno dilemma morale tra la legge divina e la legge terrena.
Sorella di Ismene, Eteocle e Polinice, era nata come loro dall’unione incestuosa tra Edipo e la madre di questi, Giocasta. Accompagnò suo padre debole e cieco nella miseria del lungo pellegrinaggio con cui cercava di espiare i suoi delitti e rimase con lui finché non scomparve nel bosco di Colono. Allora tornò a Tebe, su cui regnava suo zio Creonte. Qui le toccò di assistere al sanguinoso conflitto tra i suoi due fratelli: Eteocle, che difendeva la città, e Polinice, che l’assaliva, aiutato dai suoi amici. I due si uccisero reciprocamente: Creonte ordinò che Eteocle fosse sepolto con ogni onore, e Polinice, l’aggressore, rimanesse insepolto. Antigone non volle ubbidire a questo decreto, che andava contro le leggi della religione e della pietà, e cosparse il corpo del fratello con una simbolica manciata di polvere. Allora Creonte la murò viva. Ne seguì la rovina di tutto il casato: Antigone si impiccò; il figlio di Creonte, Emone, suo promesso sposo, si uccise; la madre di Emone non resse al dolore e morì. A Creonte, responsabile di questo massacro, non rimase che suicidarsi.
Da qui emerge il dilemma della protagonista, se onorare il fratello, seppellendolo, seguendo la sua morale, o onorare la patria, lasciando il fratello insepolto.
Da "Il nomotropismo di Antigone" di Paolo di Lucia "Il dilemma morale di Antigone consiste nella impossibilità materiale per Antigone di adempiere congiuntamente due doveri (deontici), che, materialmente, non sono congiuntamente adempibili: il dovere di onorare il fratello seppellendone le spoglie, e il dovere di onorare la patria" perchè "qualunque cosa lei faccia, commette un atto che non deve fare; qualunque cosa lei non faccia, omette un atto che deve fare".


sabato 28 marzo 2020

STEP #3


Possiamo considerare la morale come la bussola che ci guida nelle nostre azioni.

venerdì 27 marzo 2020

Storia del termine STEP #2

Morale è una parola latina rimasta tale e quale. Solo che in latino era un aggettivo: moralis. Oggi è anche un sostantivo femminile: “la morale”.
Nella lingua latina il neutro di un aggettivo (quella forma che non è né maschile, né femminile) si sostantivizza (cioè può essere usato come un nome) e assume un significato particolare quando è usato da solo. Se è singolare, indica il concetto astratto di ciò che l’aggettivo significa; per es.: bonum, il bene. Se, invece, è plurale, indica l’insieme delle cose, delle situazioni, degli oggetti concreti, sempre in collegamento a ciò che l’aggettivo significa: esempio, bona, i beni, le cose buone. Così, la forma “morale” (neutro singolare di moralis) indica il concetto, l’idea di “morale”; mentre la forma “moralia” (neutro plurale) indica la serie di azioni, dei casi, delle situazioni “morali”.
La radice dell’aggettivo “moralis” è la stessa della parola “mos/mores” (singolare/plurale) che significa abitudine, costume, tradizione (e anche comportamento).
Allora morale, forma neutra di “moralis” significa “ciò che riguarda il mos” (ciò che riguarda le abitudini, i costumi, le tradizioni; e, quindi, il comportamento). Mentre moralia (neutro plurale) sono le azioni morali.


mercoledì 25 marzo 2020

Traduzione di "MORALE" nelle altre lingue STEP #1bis

Il termine "morale" viene tradotto allo stesso modo in moltissime lingue del mondo. Infatti nella lingua inglese il termine viene tradotto come "moral" o "morality" dove il termine compare per la prima volta nella prima metà del XIV secolo.
Nella lingua francese il termine viene tradotto come "morale"che appare per la prima volta nella letteratura nel Basso Medioevo in relazione alla filosofia, così come lo spagnolo "moral".
Nella lingua cinese invece il termine viene espresso come 道德 (Dàodé) associato per lo più a Confucio il cui insegnamento si sviluppa attorno al V-IV secolo a.C..

giovedì 19 marzo 2020

Definizione del termine "morale" STEP #1



Dall'Enciclopedia Treccani:
morale dal latino moralis, derivato di mos-moris <costume>, coniato da Cicerone per calco del greco ἠϑικός; inteso come aggettivo, il termine è relativo ai costumi, ossia al vivere pratico, in quanto comporta una scelta consapevole tra azioni ugualmente possibili, ma alle quali compete o si attribuisce valore diverso o opposto (bene e male, giusto e ingiusto); in particolare l'espressione filosofia morale indica la parte della filosofia che ha per suo oggetto l’azione e il comportamento dell’uomo, ne analizza i modi, le condizioni e i fini, spesso in relazione a leggi, principî o norme a cui tale comportamento si attiene o dovrebbe attenersi. Inteso come sostantivo, il termine indica l'insieme di consuetudini e di norme riconosciute come regole di comportamento da una persona, un gruppo, una società, una cultura; indica anche  l’insegnamento pratico che deve trarsi dalla lettura di una favola; anche la frase che lo enuncia alla fine di essa, secondo una tradizione che risale alle favole attribuite a Esopo (introdotta in esse con la formula ὁ μῦϑος δηλοῖ ... «la favola insegna ...», in lat. fabula docet: v. fabula).
Un'altra accezione del termine indica nella costruzione navale una grossa trave o puntello di legno, robusto e di notevole lunghezza. Nelle costruzioni civili, travicello di legno di lunghezza per lo più inferiore a 4 m e di sezione quadrata compresa fra cm 5 × 5 (moralétto) e cm 10 × 10 (moralóne), usato soprattutto nell’orditura secondaria delle coperture in legno.


La morale STEP #24

La  morale  ha sempre fatto parte della vita dell'uomo sin dai tempi antichi. Infatti il termine, così come lo conosciamo oggi,  nasce  ...